SULLA TEATROTERAPIA

SULLA TEATROTERAPIA

di Elisa Faggioni

 

Vorrei  fare un’analogia tra il “teatro” e lo “sport”.

A frequentare centri sportivi o pelaste troviamo il più delle volte, degli atleti. Gli atleti praticano sport con un obiettivo professionale, il loro stile di vita è funzionale allo scopo, e  seguono rigorosamente l’allenamento imposto dal coach per partecipare a gare e competizione. Gli atleti sono specializzati in un preciso sport e spesso anche nel proprio, sono qualificati in un settore specifico, per esempio un nuotatore che gareggia per il record ai 50mt dorso è diverso da chi invece cerca di raggiungerlo nei 400mt misti.

Poi troviamo gli sportivi, che pur non rientrando nel meccanismo agonistico, si allenano con la stessa disciplina degli atleti. Gli sportivi sono spinti da una forte attitudine personale e da una grande passione. Spesso scelgono lo sport più affine ai loro gusti ma amano spaziare in ogni campo e amano praticare e frequentare lo spot anche da tifosi.

Continuando possiamo trovare coloro che praticano attività fisica con una certa regolarità. Sono i “frequentatori da palestra”, fedeli abbonati di centri sportivi e sale fitness. I bisogni che spingono queste persone allo spot sono molti e vari. C’è chi va in palestra per “rimanere in forma”, per un benessere fisico oppure perché amante del fisico da spiaggia. C’è chi invece deve “raggiungere la forma” e quindi andare in palestra non dipende più da una questioni di gusti o di attitudini ma diventa una vera e propria questione di stile e uno status symbol. Poi ci sono quelli che sono alla ricerca di nuovi incontri e ripongono nelle sale pesi, tra vetri appannati e una bibita energetica le loro aspettative di  socializzazione. Ancora, abbiamo chi ne farebbe volentieri a meno, ma le analisi non gli permettono più scuse. Problemi cardiaci, colesterolo, mal di schiena, pressione alta, aumento di peso… insomma il medico consiglia “un po’ di moto”, ed eccoli lì sulla cyclette, con una tuta del 1995 a bruciare calorie oppure in pose contorte ed attorcigliate nell’ora di posturale.

Ci sono  poi i bambini e gli adolescenti, che devono fare sport, perché lo sport fa bene!. E allora spinti da fomentati genitori li vediamo frequentare la danza, il Karate, la scuola calcio… Passano da un corso all’altro come potenziali indecisi cronici. Poi ci sono io, piena di buoni propositi, che ogni anno a settembre dopo il post-ferie mi prometto di andare a correre tutte le sere… ma anche tre volte alla settimana è sufficiente.. vabbè almeno la domenica…

Insomma, lo sport racchiude in se un’infinità di caratteri, per usare un termine teatrale.

Si fa sport fortunatamente, e lo si fa a tutte le età e in tutte le soluzioni possibili, si fa spot anche per chi le gambe per correre non le ha più, e lo si fa prima di tutto perché lo sport è passione e fa bene, davvero! Detto questo mi sembra che ci siano tutti gli elementi per definire lo sport una terapia. Solo che fuori dalle palestre non troviamo scritto “Aerobica terapia” o “Calcio terapia” eppure i benefici dello sport sulla persona sono ufficialmente riconosciuti. Quanto entriamo in palestra o in un campo da gioco, qualsiasi sia il nostro obiettivo, abbiamo la consapevolezza di fare qualcosa di buono per noi stessi.

Ed è proprio questa consapevolezza di far del bene a noi stessi che miro a raggiungere facendo teatro .

 

Se i frequentatori da palestra potessero usare anche il teatro come attrezzo per il loro allenamento che cosa accadrebbe? Come può il teatro essere da cura? In che moto la teatro terapia influisce sui bisogni?

 

È chiaro che il teatro non potrà mai sostituire lo sport né vale il contrario. Questa riflessione ha lo scopo esclusivo di rivalutare il teatro nelle sue diverse applicazioni. L’opportunità di cambiare da momento ludico e spettacolistico a qualcosa di diverso è un’opportunità che va concessa al teatro se non altro per il suo valore sociale.

Come nel caso dello sport anche il teatro può essere frequentato con la consapevolezza di compiere un atto di rigenerazione psicofisica, una catarsi in cui è indefinibile il punto di partenza: se è la mente a liberare il corpo, o se agiamo con il corpo per liberare noi stessi.

Il teatro agisce sul benessere psicofisico per il raggiungimento della consapevolezza di sé in relazione all’altro.

Ecco spiegato il termine terapia, ossia cura, intesa come “prendersi cura”, con attenzione, con riguardo, con amore.

 

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