SALA DA THÈ_16/02/2020_STUDIO SULLA RECITAZIONE NATURALISTICA NEL DRAMMA BORGHESE DI FINE ‘800

Dalle ore 17.30 alle ore 19.00 domenica 16 febbraio presso la Sala da thè del Teatro dell’Applauso …

5 attrici ci presenteranno il loro lavoro di ricerca teatrale sulla recitazione naturalistica nel dramma borghese di fine ‘800

Scrivono Fabrizio Cruciani e Clelia Falletti nel loro “CIVILTÀ TEATRALE NEL XX SECOLO”

(…) Il manifesto del nuovo modo di esistere del teatro e delle sue possibilità è del 1881, con Il naturalismo a teatro di Zola.
Il nuovo teatro non nasce nel professionismo teatrale. Il dilettante André Antoine fonda il Théâtre Libre nel 1887 (e lo dirigerà fino al 1896). L’appoggio di Zola è qualificante e il 30 marzo, la sera della «prima», la sala è piena di critici e letterati: si presentano atti unici e la drammatizzazione di una novella di Zola, Jacques Damour. Le leggi del teatro non sono più quelle della convenzione teatrale ma quelle della verità rappresentativa: la «quarta parete» è l’immagine che evidenzia la realtà della scena come separata dalla sala, detta le nuove leggi del sistema recitativo, cambia le convenzioni della scrittura drammatica, modifica le abitudini e l’essere del pubblico di fronte agli spettacoli. I testi di Ibsen, con le sue storie e le sue didascalie, diventano un altro teatro.

(…) I teatri naturalisti, dopo aver diffuso la rivolta della quarta parete e della troupe omogenea e di una drammaturgia rinnovata, diventano teatri di repertorio. Non c’è solo Ibsen, la cui rivoluzione drammaturgica servirà ai teatri del naturalismo come a quelli del simbolismo che gli si oppongono; c’è Strindberg (del 1887 è Il padre, del 1889 La signorina Giulia), che nel 1907 aprirà a Stoccol ma, con August Falck, un suo teatro, l’Intima Teater.

(…) Il naturalismo ha fatto scandalo e ha rotto le convenzioni. Ma il teatro è anche altro. Il simbolismo è alla base dei teatri d’arte che aprono la lunga e radicale lotta contro il teatro naturalista visto come tutt’uno con il teatro borghese.” 

La sostanziale ambiguità del rapporto tra naturalismo e simbolismo si coglie con chiarezza nelle opere di Anton Cechov.

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